Secondo un sondaggio condotto tra il 18 e il 21 marzo, il 56% dei portoghesi si sente ancora poco informato sui programmi elettorali dei gruppi politici con seggi al Parlamento europeo.

Circa un terzo degli intervistati non intende votare e giustifica la mancanza di informazioni disponibili come una delle ragioni principali, secondo una dichiarazione di Deco Proteste.

"La decisione su quale partito votare viene presa in base alle informazioni dei programmi elettorali (41%) o seguendo il partito politico che sostengono a livello nazionale", indicano i risultati del sondaggio condotto nell'ambito delle elezioni del PE. Le elezioni del Parlamento europeo si svolgeranno tra il 6 e il 9 giugno nei 27 Stati membri dell'Unione europea (UE).

Per quanto riguarda la funzione e il modo in cui opera l'UE, solo il 24% dei portoghesi ritiene di essere ben informato, mentre il 19% ha rivelato una generale mancanza di conoscenza dell'UE.


"I dubbi più evidenti riguardano il modo in cui viene determinato il numero di deputati del PE e le modalità di elezione, la rotazione tra i Paesi della presidenza del Consiglio europeo e il modo in cui vengono approvate le direttive", sottolinea Euroconsumers.

Tra i quattro Paesi coinvolti nel sondaggio - Belgio, Spagna, Italia e Portogallo - i portoghesi sono quelli che valutano più positivamente i risultati dell'UE negli ultimi cinque anni (39% in Portogallo, rispetto al 26% in media nei quattro Paesi analizzati). In particolare, elogiano le prestazioni durante la pandemia di Covid-19, la cui gestione è considerata positiva dal 68% degli intervistati portoghesi, si legge nella dichiarazione.

"In media, nei quattro Paesi, alla domanda su questo specifico argomento, solo il 26% degli intervistati valuta positivamente l'attività globale dell'UE negli ultimi cinque anni, mentre il 34% la valuta negativamente", evidenzia Euroconsumers.

Tra gli aspetti più criticati in Portogallo riguardo alle azioni dell'UE ci sono l'inflazione e il costo della vita (il 73% lo valuta negativamente in Portogallo rispetto al 65% in media nei quattro Paesi), l'immigrazione (52%; 63%), la guerra Israele/Palestina (45%; 53%) e la guerra in Ucraina (36%; 45%).