L'Autorità nazionale per le comunicazioni(Anacom) ha imposto una multa di 2,5 milioni di euro a MEO, Altice Portugal, per "violazione delle norme applicabili alla risoluzione dei contratti".

"L'Anacom ha deciso di imporre una multa di 2,460 milioni di euro a MEO, per violazione delle norme applicabili alla risoluzione dei contratti su iniziativa degli abbonati, previste nella decisione di questa autorità relativa alle 'procedure richieste per la risoluzione dei contratti, su iniziativa degli abbonati, per quanto riguarda l'offerta di reti pubbliche o di servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico, a partire dal 9.03.2012'", afferma l'ente, in un comunicato.

Secondo l'autorità di regolamentazione, "si tratta soprattutto della mancata accettazione delle richieste di risoluzione contrattuale presentate nei negozi e della presentazione di richieste di risoluzione contrattuale subordinate alla previa ricezione di una chiamata dalla retention line, senza la quale i clienti non potevano presentare le loro richieste o la procedura già avviata non poteva proseguire".

Inoltre, "sono state verificate anche situazioni in cui MEO non ha fornito agli abbonati il modulo di denuncia che è obbligato a consegnare ogni volta che viene richiesto, e altre in cui l'azienda non ha chiesto ai clienti i documenti necessari per confermare la denuncia dei rispettivi contratti o ha richiesto documenti che non erano necessari perché già in suo possesso", sottolinea Anacom.

L'Autoridade Nacional de Comunicações riferisce anche che è stato riscontrato che MEO "non ha confermato diversi reclami sui contratti presentati dai clienti e ha fornito informazioni incomplete sui mezzi e i contatti disponibili per presentare le richieste di risoluzione - che possono, almeno, essere presentate in negozio, per lettera, per e-mail, per fax e per telefono".

Secondo l'ente, "con tale condotta, MEO ha inteso frapporre ostacoli ingiustificati e non autorizzati alle procedure di disdetta dei contratti su iniziativa degli abbonati, al fine di ostacolare, ritardare o addirittura indurre la revoca delle procedure di cambio di fornitore di servizi, impedendo così lo sviluppo della concorrenza nel mercato delle comunicazioni elettroniche".