"Di norma, le banconote e le monete in euro devono essere accettate in tutte le transazioni, indipendentemente dalla loro natura. Il creditore ha il dovere di accettare qualsiasi tipo di banconota o moneta e non può, di norma, rifiutarla", spiega la BdP sul suo sito web.

L'autorità di vigilanza bancaria chiarisce che "eventuali rifiuti di banconote e monete in euro come mezzo di pagamento possono essere fondati solo sulla buona fede (ad esempio, in caso di sproporzione tra il valore della banconota presentata dal debitore rispetto all'importo dovuto al creditore del pagamento) o sull'accordo delle parti di utilizzare un altro mezzo di pagamento".

"Questa interpretazione riflette quanto stabilito nella Raccomandazione della Commissione Europea, del 22 marzo 2010, sulla portata e le conseguenze del corso legale delle banconote e delle monete in euro", afferma la BdP.

In Portogallo, tuttavia, esistono restrizioni legali al pagamento in contanti:

Definite nella Legge n. 92/2017, del 22 agosto, che impone l'uso di un mezzo di pagamento specifico nelle transazioni con importi pari o superiori a 3.000 euro, modificando la Legge generale sulle imposte e il Regime generale dei reati fiscali;

nel Decreto Legge n. 246/2007, del 26 giugno, "secondo il quale nessuno è obbligato ad accettare, in un unico pagamento, più di 50 monete in euro correnti, ad eccezione dello Stato, attraverso il Tesoro, del Banco de Portugal e degli istituti di credito la cui attività consiste nel ricevere depositi dal pubblico", spiega il BdP.

"Non sono previste sanzioni per il rifiuto di pagare banconote e monete in euro. Tuttavia, tale rifiuto ha conseguenze sul rapporto contrattuale esistente tra le parti. Ai sensi del Codice Civile portoghese, il debitore adempie all'obbligo quando esegue la rata a cui è tenuto, e il creditore può addirittura incorrere in mora quando, senza un motivo giustificabile, non accetta la rata offertagli", si legge sul sito web della BdP.