"Si tratta di oggetti metallici di ogni tipo, da quelli di uso quotidiano, rituali, a strumenti legati alle professioni", ha dichiarato a Lusa l'archeologa Vera Freitas, una delle responsabili del progetto DETDA.

I pezzi che "hanno già perso il loro contesto archeologico originale" sono stati raccolti a partire dall'anno 2000, nell'ambito del progetto IPSIIS/DETDA - Ispezione con metal detector nei depositi dragati del fiume Arade e della Ria di Alvor, nel distretto di Faro.

Secondo Vera Freitas, l'obiettivo centrale del progetto è mantenere la "prospezione di beni decontestualizzati", con l'uso di metal detector, "che permette di salvaguardare beni che altrimenti andrebbero irrimediabilmente persi".

"In totale sono stati raccolti 2.257 pezzi delle più svariate tipologie, ipotizzando che alcuni provengano da naufragi, aree di ancoraggio, perdite occasionali o da popolazioni presenti sulle sponde del fiume e dell'estuario", ha precisato.

Anche se non si conosce il contesto di provenienza, gli oggetti "hanno una cronologia che va dalla preistoria ai giorni nostri", ha evidenziato l'archeologo.

Le prospezioni sono condotte volontariamente dai membri dell'Associazione Progetto IPSIIS, sotto la supervisione di due direttori di intervento, che hanno il compito di guidare scientificamente la prospezione e la raccolta del patrimonio, la ricerca, la conservazione, il restauro e la divulgazione.

"Credo che questo sia un progetto unico nel Paese, soprattutto perché l'uso dei metal detector è regolamentato e richiede un'autorizzazione legale", ha osservato Vera Freitas.

Secondo la responsabile, il quadro delle attività è definito in un protocollo firmato tra il Museo di Portimão e l'Associazione di progetto IPSIIS, in collaborazione con l'ex Direzione generale dei Beni culturali e della Cultura regionale dell'Algarve.

Gli oggetti trovati dai membri del gruppo autorizzato a usare i metal detector vengono poi consegnati al Museo di Portimão.

Parte dei beni ritrovati nelle sabbie dragate del fiume Arade e della Ria di Alvor sono esposti nella mostra "Storie che il mare ci porta", aperta fino a novembre al Museo di Portimão.

"Questa mostra vuole dare un significato a questo insieme di pezzi e presentarlo in modo che i visitatori possano avere un'anteprima di come sarebbe stata l'occupazione delle rive del fiume Arade, dalla preistoria ai giorni nostri", ha concluso Vera Freitas.