"Se non si prendono misure urgenti, la forza lavoro qualificata nel settore delle costruzioni potrebbe arrivare al capolinea. In questo momento non abbiamo più bisogno di 60.000 o 70.000, ma di 90.000 lavoratori qualificati", ha dichiarato il presidente del sindacato, Albano Ribeiro, in dichiarazioni rilasciate a Lusa.

Come esempio, il leader del sindacato ha indicato un cantiere che ha visitato la scorsa settimana, "che aveva 150 lavoratori, di cui solo il 20% erano portoghesi. Il resto erano lavoratori stranieri, dal 50% al 60% non qualificati, che non avevano mai lavorato nel settore edile e molti di loro non sanno nemmeno per chi lavorano", ha detto.

Albano Ribeiro sostiene che alla base di questa situazione c'è l'invecchiamento del settore, che non è in grado di attrarre nuovi lavoratori "perché non è attraente, visti i salari".

Di conseguenza, l'edilizia è sempre più dipendente dai lavoratori stranieri, contro i quali il sindacato garantisce di "non avere nulla in contrario", ma che non possono continuare ad arrivare in Portogallo completamente disintegrati, professionalmente e socialmente. "In questo momento ci sono decine di lavoratori stranieri che noi, il sindacato, abbiamo sostenuto con denaro per il trasporto e il cibo. Ma vogliamo porre fine a tutto questo, non può continuare", ha sostenuto Albano Ribeiro.

In questo senso, il sindacato delle costruzioni intende organizzare, il 1° febbraio, una riunione a Porto, alla quale inviterà il presidente dell'associazione dei datori di lavoro AICCOPN, il Ministro del Lavoro e le ambasciate di Brasile, Colombia, Marocco e Perù, che sono i Paesi da cui, a suo dire, arriva il maggior numero di lavoratori per il settore.

Per quanto riguarda gli incidenti mortali nel settore delle costruzioni, il Sindacato delle costruzioni ha sottolineato la riduzione del 51% del numero di morti tra il 2022 e il 2023, da 54 a 27, indicando come obiettivo per quest'anno una nuova diminuzione anno su anno, dell'ordine del 70%.