In una dichiarazione, l'esecutivo dell'UE afferma che il Portogallo non ha allineato completamente la propria legislazione nazionale alla Direttiva europea sulle emissioni industriali (Direttiva 2010/75/UE) e sottolinea che "le attività industriali possono avere un impatto significativo sull'ambiente e sulla salute".
La direttiva stabilisce regole che comprendono la prevenzione o la riduzione delle emissioni nell'aria, nell'acqua e nel suolo, nonché la prevenzione della produzione di rifiuti.
Secondo la Commissione europea, il Portogallo non ha allineato completamente alla direttiva le definizioni di "sostanze pericolose" e di "impianto esistente" contenute nella sua legislazione nazionale, sottolineando inoltre che gli obblighi dei gestori degli impianti industriali e delle autorità competenti di adottare misure adeguate in caso di incidenti o inconvenienti non sono ancora stati chiaramente definiti.
La procedura d'infrazione è stata avviata nel 2022 e la Commissione ha ritenuto che gli sforzi compiuti finora dalle autorità portoghesi siano stati insufficienti, decidendo quindi di adire la CGUE contro il Portogallo.
Sempre in materia di ambiente, è stata inviata una lettera di messa in mora a Lisbona - che ha avviato una procedura di infrazione - per non aver adempiuto pienamente agli obblighi previsti dalla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (direttiva 91/271/CEE).
La direttiva prevede che le acque reflue urbane vengano raccolte e trattate prima di essere scaricate nell'ambiente e "ad oggi, in 20 agglomerati portoghesi, le acque reflue urbane che entrano nei sistemi di raccolta non vengono trattate adeguatamente prima di essere scaricate. Inoltre, tre agglomerati scaricano le acque reflue urbane in aree sensibili senza il trattamento più rigoroso richiesto", sottolinea Bruxelles.